venerdì 9 novembre 2012

Crisi come Opportunita'


La sostanziale differenza tra Oriente e Occidente viene evidenziata gia' da una delle prime forme di rappresentanza, cioe' dalla scrittura.

In Occidente, la parola, frutto del pensiero dualista, seziona, specializzando i termini, rendendo tutto piu' frammentario, perseguendo quella ricerca del particolare tanto cara all'uomo tecnico-scientifico del vecchio continente.

L'Oriente, dal canto suo, monista fin dalle origini, attraverso gli ideogrammi, decide di rappresentare un concetto piu' che una prazialita', inquadrando sempre le due facce della stessa medaglia ed individuando la globalita' dei diversi fenomeni che compongono la realta'. 
L'ideogramma, meglio di ogni altra cosa, evidenzia il lato non immediatamente visibile, ma sempre presente, di ogni cosa.
Nulla, come capiamo attraverso l'osservazione, e' totalmente yin o totalmente yang, nulla e' completamente negativo o completamente positivo. La differenza e' costituita dalla composizione dei diversi componenti delle parti.

La parola crisi, sulla bocca di tutti ogni giorno, piu' volte al giorno, seguendo la logica sopra descritta, in Occidente verra' dunque definita impropriamente ( evidenziandone l'accezzione negativa di rottura e  di discontinuita' rispetto al passato,  sempre sottolineandone, come se fosse l'unico, l'aspetto catastrofistico, separatorio, peggiorativo) come una disgrazia, un'incidente di percorso, un'errore frutto di errori.

In Oriente, d'altro canto, avendo ben chiaro il concetto totalitario della realta' tutta, si sa che la crisi, nella sua prima fase, incarnera' si' la terminologia rappresentativa appena descritta, ma, attraverso l'innesco di reazioni antagoniste e complementari, portera' inevitabilmente all'apertura di nuovi scenari, di grandi opportunita', andando a formare picchi piu' alti,  piu' profondi saranno i solchi di sofferenza scavati dalla crisi stessa.

L'occhio dell'Oriente e' volto al futuro, a cio' che verra', al domani, all'unita'. L'occhio dell' Occidente, per contro, guarda con rammarico al passato, constatando cio' che vede, tendendo cosi' alla parzialita', di conseguenza all'incompletezza.

E' la conoscenza di principi come quello del mutamento che rendono saggio l'uomo comune e che gia' attraverso il linguaggio, e cioe' attraverso una delle prime forme di apprendimento, capisce che nulla , ma proprio nulla, sfuggira' a questa regola.
Crisi compresa.



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