sabato 29 settembre 2012

La Prima Tappa della Malattia: Una Vita Disordinata




Comprendere veramente da dove parta la malattia, quale sia la sua origine remota, e' fondamentale per avere un approccio corretto al processo di guarigione. 
Secondo il punto di vista occidentale moderno, la malattia diviene tale quando accusiamo un sintomo e, intuitivamente o attraverso una diagnosi, le diamo un nome.
E'allora che il piu' delle volte il nostro disturbo viene classificato come raro, genetico, con origini cosi' remote o lontane da noi quasi da sembrarci estranee.
Qui si ferma la ricerca medico-allopatica. Il proseguo tratta esclusivamente la cura, o meglio ancora, la soppressione del sintomo stesso.
La lettura ohsawiana del fenomeno della malattia apre nuovi scenari ampi e risolutivi sul problema. Sensei ci insegna ad estirpare le radici della malattia stessa e una volta capita la sua causa, addirittura a prevenirla.
Ohsawa evidenzia nel disordine nelle sue molteplici forme, la piu' profonda, nonche' la prima radice del poderoso albero delle nostre sofferenze.
Quando si parla di disordine si finisce sempre per omettere qualcosa, ma Ohsawa ci aiuta, spingendoci oltre, cosi' capiamo che possiamo vivere un disordine ancestrale nel caso avessimo i genitori o un'intera famiglia indisciplinata, vigliacca, ingrata.
Di conseguenza il semplice essere generati da questo caos potrebbe aver dato origine al nostro problema; oppure il disordine potrebbe essersi insediato in maniera subdola ma costante proprio nel nostro quotidiano. Saremo allora quel genere di persona che, per esempio, va a letto tardi la sera e si sveglia tardi la mattina, oppure quella che mangia ad orari diversi tutti i giorni, improvvisando il pasto.
Esistono poi veri e propri modi di cucinare in modo disordinato e cibi che per la loro composizione caotiva rivelano un disordine di fondo disorientativo per il nostro corpo.
Ecco che la pizza, i piatti della nouvelle cousine che abbinano frequentemente il dolce con il salto, i timballi, tutti questi cibi comunicano all'uomo che li ingerisce confusione mandando i ricettori olfattivi e visivi in tilt a causa dei loro messaggi contrastanti.
Piu' il cibo e la nostra vita si complica, piu' il piatto e di conseguenza la nostra vita, diviene difficile da equilibrare.
Ecco scoperto uno dei primi mattoni che, con il tempo, puo' portare alla costruzione del muro a volte inespugnabile della malattia.
Il disordine ci impedisce di vedere chiaramente. Essere precisi, ordinati significa avere il controllo sul nostro piatto, sulla nostra salute, sulla nostra vita.
Chi e' ordinato dimostra di prendersi cura di se', fisicamente, mentalmente, spiritualmente.
Ordinare le idee sta a significare mettere chiarezza nel nostro agire, significa vedere chiaramente le diverse sfaccettature dei problemi, valutarne i pro e i contro e poter decidere lucidamente per il meglio, di conseguenza significa non ammalarsi.
Iniziamo a mettere ordine partendo da noi stessi, poi passiamo a casa nostra, alla nostra strada, al nostro quartiere, alla nostra citta', al mondo intero.
La nostra salute, la salute della societa', la salute del pianeta dipendono proprio da questo.

venerdì 28 settembre 2012

Sale, Salario, Sapienza



Il sale proprio per la sua origine e la sua composizione e' sicuramente l'unico elemento interamente proveniente dal mondo minerale di cui ci cibiamo.
Composto essenzialmente di minerali, duro e compatto, di colore bianco o grigio (di conseguenza ne' rosso, animale, emoglobinico, nemmeno verde, vegetale, contenente clorofilla), ci appare anche alla sola visione come "particolare", diverso dal nostro cibo abituale , dunque sicuramente da parsimoniare.
La sua composizione e il suo sapore, entrambe molto concentrati, ci ispirano ad usarlo moderatamente , ad adoperarlo appunto come condimento piuttosto che come alimento.
Impoverito nell'arco degli utlimi cinquant'anni a seguito di una profonda raffinazione , ha visto una vera e propria trasformazione che lo ha portato a divenire da salvifico e indispensabile a superfluo o addirittura nocivo per la nostra salute.
La nascente industria chimica ha coniato un nuovo concetto di igiene e, attraverso l'informazione pubblicitaria, soprattutto televisiva, ci ha portato a crede che raffinato sia meglio di integrale, che bianco sia meglio di grigio.
Cosi' dal piu' scuro e salutare sale marino integrale, ricco di micro elementi indispensabili per mantenere l'equilibrio del nostro corpo e sapientemente dosati dalla natura, siamo passati al moderno sale, bianchissimo, quasi trasparente, composto essenzialmente di sodio, carente di tutti i minerali che lo rendevano una vera e propria medicina, o, ancor peggio, al tanto pubblicizzato sale iodato (sodio per piu' del 90%, addizionato di una percentuale casuale di iodio che ci viene detto sia tanto importante per il buon funzionamento della tiroide).
Insomma siamo arrivati attraverso l'intervento tutt'altro che illuminato dell'uomo del ventesimo secolo, al punto di dover sconsigliarne o meglio l'abuso.
Lontani ormai dal ricordo di chi, come gli antichi romani, ispirarono l'invenzione della parola salario proprio a sottolinearne l'iportanza o a chi, anticamente associava l'uso corretto del sale come il miglior strumento per stimolare il funzionamento del sistema celebrare.

 I 10,  15 grammi di sodio purissimo che assumiamo quotidianamente, chiudono la nostra mente, rendendola meno incline al cambiamento, irrigidiscono le nostre arterie, alzano la pressione sanguigna e ci portano senza ombra di dubbio molto ma molto distanti dal valore cosi' profondo che il sale integrale porta con se', ancestrale ricordo di quell'origine marina che e' matrice comune a tutte gli esseri che popolano questo pianeta.
Usiamolo dunque con sapienza , soprattutto usiamo sale di qualita' e non dimentichiamoci che 1 cucchiaino di sale sciolto in acqua calda e' ottimo come lavaggio oculare, nasale e vaginale, che nello scarico del lavello assieme ad aceto, bicarbonato e acqua calda sostituisce degnamente un qualsiasi disgorgante che trovi al supermercato e che con sale, riso integrale, alga kombu e acqua si puo' fare un meraviglioso antibiotico economico e naturale.

lunedì 24 settembre 2012

Verso l'Autosufficienza



Un concetto cosi' semplice e istintivo come quello dell' autosufficienza, del bastarsi, del consumare prevalentemente alimenti e oggetti da noi prodotti, necessita ai giorni nostri, un vademecum, una vera e propria guida che ci ricordi di come sia possibile, anzi auspicabile, arrivarci.
Il concetto dell'autosufficienza si richiama ad un' esigenza di nuova generazione.
Privati del nostro tempo, che, irresponsabilmente abbiamo ceduto all'industria,  nell'arco di mezzo secolo ci siamo trovati costretti ad acquistare tutto ma proprio tutto cio' che ci serve per vivere, dall'acqua alle verdure, dai detersivi al sapone, dal pane all'olio.
Il cammino a ritroso che, faticosamente ci permettera', attraverso la ricerca dell'automantenimento di riconquistare la liberta' di cui ci siamo privati, si prospetta essere lungo. Vendere le nostre ore, ci ha portato nell'arco di poche generazioni, a lasciare che i nostri campi divenissero incolti, ad abbandonare tradizioni centenarie, a perdere sementi e di conseguenza a far si che la terra e l'umanita' tutta stia quotidianamente perdendo quella biodiversita', che e'  primaria fonte di vita.
 
. La semplificazione  e' sicuramente il primo passo da compiere. Semplificare ci portera' inevitabilmente ad avere meno necessita', di conseguenza a dover lavorare meno e...  a spendere meno.
Le comodita', oltre a complicarci l'esistenza, richiedono denaro sia per l'acquisto delle stesse che per il loro mantenimento.
Meno comodita' significa meno oggetti, cioe' meno soldi e inevitabilemente piu' tempo.


.La riconquista del tempo e' senza ombra di dubbio il secondo passo da fare per chiunque sia arrivato a riconoscere nella dipendenza dall'esterno la privazione di uno dei diritti fondamentali dell'uomo.
Riappropriarsi del proprio tempo significa poter decidere liberamente su come e quando spenderlo, significa poter fare le cose quando si ha voglia o quando e' meglio farle, piuttosto che farle nei ritagli di tempo o ancor peggio farle fare a qualcun altro.
Con la nascita dell'industria e della politica consumistica, abbiamo deciso di cedere a poco prezzo le nostre giornate, abbiamo deciso insomma di rinunciare a fare in casa per acquistare qualcosa di fatto, di pronto, qualitativamente piu' scarso pero', rispetto a cio' che avremmo preparato noi, solo se ne avessimo avuto il tempo!

.Terzo e ultimo passo che ci viene richiesto di fare e' senza ombra di dubbio l'impianto di un orto, la coltivazione degli ortaggi in primis e del cereale in seguito.
Affinando le nostre conoscenze sull'arte culinaria inizieremo a preparare e conservare cio' che abbiamo pazientemente prodotto o semplicemente raccolto.
Impareremo a riconoscere le erbe spontanee e, anche queste, andranno ad integrare la nostra dieta, nonche' la nostra dispensa invernale.

Ecco chiuso il cerchio, ecco la piu' grande dichiarazione di indipendenza mai scritta.


martedì 18 settembre 2012

La Costanza dell'Incostanza


Capire l'origine della nostra sofferenza, significa avere in un certo senso le chiavi per ottenere la felicita'.
L'osservazione dei fenomeni ci insegna che tutto in questo mondo muta costantemente, che nulla puo' essere escluso dalla manifestazione di questo Principio. Ad ogni inverno segue sempre la primavera e alla nascita fara' sempre seguito la morte.
A volte l'evoluzione dei fenomeni sara' cosi' lenta da non permetterci di verificare l'autenticita' di questa affermazione, altre volte sara' cosi' veloce da essere percepita anche dai piu' scettici, dai meno sensibili.
Sempre la sola osservazione ci spinge oltre e da essa impariamo che, fondamentalmente, le "direzioni" di massima di questo costante movimento possono essere solo e solamente due:verso la chiusura, il riscaldamento, la maggior attivita' o verso l'apertura, il raffreddamento, l'inattivita'.
Osservare e capire queste tendenze ci aiuta a leggere la realta' e....magicamente a prevedere gli eventi. Nulla ma proprio nulla vi e' escluso.
Capito questo il passo successivo da fare, per noi, e' comprendere come uniformarci, come entrare nel flusso.
E proprio qui troviamo il piu' grande degli ostacoli. A causa delle nostre debolezze, siamo alla continua ricerca di punti fermi, di conferme, di ancore, e non ci rendiamo conto che questa nostra tendenza inevitabilmente ci procura delusioni e dolore.  Scorrere con il fiume della vita, sintonizzarci ad esso, senza alcun dubbio ci procurerebbe maggior ristoro, per cosi' dire ci stancherebbe meno. Quando decidiamo di seguire la corrente possiamo ridurre lo sforzo, perche', se la direzione e' giusta, il flusso ci portera' fino a destinazione.
Al contrario, remare contro corrente, vorra' dire dover rafforzare l'energia necessaria, senza, pero', avere la certezza di arrivare alla  meta.
La vita ci porta dove vuole lei, il nostro libero arbitrio viene esercitato nell'accettazione o nel contrasto che decidiamo di esercitare.
Constatare l'eterna costanza dell'incostanza diviene dunque il piu' profondo degli sguardi sull'Universo, farne il perno dello nosce scelte, il piu' grande dei compiti che ci compete.
Allora tutto ci sembrera' piu' semplice, forti di questo nostro sapere affronteremo le correnti con la flessibilita' del ramo che, facendosi cullare dal vento, ondeggia senza mai spezzarsi.
Fare dell'incostanza una costante significa poter contare sul fatto che, prima o poi, ogni cosa finira', o meglio si trasformera', come diceva Ohsawa, nel suo esatto contrario.
Cosi' faranno il piacere, la ricchezza, la passione, ma anche la poverta', la sofferenza, la malattia.
Sapere questo ci aiutera' a non gioire eccessivamente nei momenti "alti", ma anche a non sprofondare nella disperazione piu' profonda in quelli "bassi".
Sapere questo, ci dara' una nuova chiave di lettura del presente e uno sguardo piu' realistico sul futuro.
Non saperlo o non accettarlo, la piu' grande delle mancanze.

lunedì 10 settembre 2012

Come un Padre: Rene' Levy Parte Seconda


Ed era proprio cosi', anzi e' proprio cosi' a Cuisine ed Sante', i pasti sono semplici da cucinare, ma appetitosi e nutrienti.
Le diete curative erano e sono all'insegna dell'essenzialita', ma proprio per questo permettono al corpo di guarire. Attraverso la dieta,  chi la segue scarica tutti gli eccessi Yin e Yang.
Rene', usava come Ohsawa, la base pura e cristallina della 7 , cioe' prescriveva solo cereali integrali a chi era veramente malato, a chi come tanti di quelli che approdavano a St. Gaudens,  era stata assegnata la scadenza, come si fa per il latte.
E, su di una base cerealiana, aggiungeva 1, massimo 2 specifici, in modo da potenziarne l'effetto. E i risultati non tardavano ad arrivare.
Le allergie non si ripresentavano, i tumori scomparivano, le giovani coppie davano alla luce i figli della Macrobiotica.
E le lezioni, due al giorno, ribadivano i concetti di essenzialita'. Pochi concetti, detti chiaramente, ripetuti fino allo sfinimento, necessariamente ribaditi.
L'importanza dell'insalivazione e della masticazione, l'eccessiva iperacidficazione del corpo dovuto al consumo di zucchero e carne, le insidie della frutta e l'immancabile costante richiamo alla Giustizia dell'Universo, il riconoscimento principe dell'uomo che ha finalmente svelato il proprio Giudizio, dell'uomo evoluto.
Rene' era tutto questo, ma le parole sono troppo poco per renderlo nella sua pienezza.
Sette le volte che sono andata da lui, settanta volte sette le volte che avrei voluto e dovuto andare.
Questo ad insegnarmi che non sempre, anzi quasi mai paghi il rimandare. Come lessi qualche tempo fa "quando si rimanda si finisce o per fare a maggior prezzo o per non fare".
Con lui e attraverso i suoi insegnamenti sono cresciuta sia come cuoca Macrobiotica, che come donna.
Con lui e attraverso i suoi insegnamenti sono stata a piu' riprese costretta a ridiscutere la mia arroganza, la mia testardaggine e la mia mancanza di rispetto per gli me stessa e per gli altri.
Quando ho ricevuto la notizia della sua morte ho pianto nella certezza di aver perso un Maestro, un grande uomo, ma soprattutto un Padre.
In un mondo finito vorresti che qualcosa o qualcuno ne facesse eccezzione....



Un grandissimo ringraziamento a Daniel, Lourdes, Briac e a tutto lo staff di Cuisine et Sante', per l'egregio lavoro che tutt'oggi stanno facendo in Francia, per L'Europa, il Mondo intero,  la Macrobiotica.

domenica 9 settembre 2012

Come un Padre: Rene' Levy



Peccato per chi si avvicinera' alla Macrobiotica da ora in poi, peccato perche' a parlare di alimentazione siamo in tanti, a fare corsi di cucina pure, a discutere sulla filosofia forse un po' meno, ma di li' ad essere un Maestro c'e' un abisso.
Rene' Levy e' stato forse l'ultimo grande Sensei e chi ha avuto la fortuna di poterlo conoscere non potra' far altro che confermare quest'affermazione.
Rene' e' stato il punto di riferimento per la Macrobiotica europea degli ultimi 40 anni.
Potevi essere andato da lui anche solo una volta, potevi addirittura averne anche solo sentito parlare da qualche amico malato o curioso che era stato a Cuisine et Sante',  ma nel tuo cuore serbavi l'immancabile pensiero che, se  e quando la tua vita fosse arrivata dinnanzi ad un impasse, lui ci sarebbe stato.
A meta' tra l'istrione e il saggio, Rene' aveva la capacita' di farti passare dalla spensieratezza alla riflessione profonda, aveva per cosi' dire la dote di rendere leggera la sofferenza, la malattia.
Le sue spalle sapevano reggere pesi insostenibili per qualsiasi altro essere umano.
Ti accoglieva anche quando nessuno piu', nemmeno i tuoi cari, erano disposti a farlo.
Chi arrivava a Cuisine et Sante', sapeva che per pesante che fosse il proprio carico, li' avrebbe trovato finalmente un po' di ristoro.
Rene' era amato o odiato.
Con lui non occorrevano lunghe conversazioni.
Tutti noi ambivamo a parlargli privatamente, ad avere un colloquio noi e lui soli, per potergli spiegare BENE, il nostro problema, ma non sapevamo che lui ci aveva gia' osservato, aveva gia' guardato oltre il nostro sguardo, sapeva gia' e sapeva ben di piu' di quello che gli avremmo detto.
E non stava al gioco, non si concedeva. Ci invitava a scrivere su di un foglio le nostre domande, anche quelle personali, soprattutto quelle personali, promettendo di darci LA RISPOSTA, nella serata, durante la conferenza.
Ci insegnava a metterci a nudo, a non vergognarci, ci spingeva ad affrontare i nostri limiti li', subito, dal primo momento. Non avremmo dovuto perdere altro tempo prezioso.
Le sue risposte erano esaustive e ficcanti, Rene' metteva direttamente le mani sulla piaga e tu avevi due sole possibilita': accettare l'insegnamento e iniziare a lavorarci sopra, o fuggire come daltronde avevi sempre fatto, imprecando. 
Ma questo Rene' lo sapeva bene.
Le sue lezioni fondavano su di una base di sempicita' impressionante, perche' la VERITA', deve per forza essere semplice.
Uno dei suoi motti:" La soupe e le cereale c'est la cuople ideal" ovvero, la zuppa e il cereale sono la coppia ideale.
Continua.....

giovedì 6 settembre 2012

Masticazione come Meditazione - Parte Seconda


Scrivendo la prima parte di quest'articolo mi sono resa conto che a volte si rischia di volare troppo in alto, si rischia di discorrere, di filosofeggiare senza mai arrivare a toccare la concretezza dell'argomento. 
Gli antichi maestri, rivolgendosi a uomini semplici si, ma nello stesso tempo proprio per la loro semplicita' molto vicini all'essere primitivo, istintuale, intuitivo non avevano bisogno di partire per cosi' dire dall'abc, potevano permettersi di tralasciare l'insegnamento di base e passare direttamente all'insegnamento avanzato.
Noi uomini moderni dobbiamo invece ricostruire le basi della nostra conoscenza, dobbiamo in un certo senso reimparare,  perche' sulla nostra essenza nuda e cruda e' stata costruita una serie di infrastrutture che ci impedisce di vedere anche le cose piu' evidenti, siamo abituati a guardare ma non ad osservare, sentiamo ma non ascoltiamo.
Chi ci parla, sapendo questo, deve fare un passo indietro e prenderci per mano. Deve essere disposto a fare un lavoro di rieducazione all'essenziale, e in primis non deve dare nulla ma proprio nulla per scontato.
Questa e' la strada di cui abbiamo gia' parlato attraverso la quale si va a riaprire quella scatola nascosta in solaio......
Dunque prima ancora di scrivere di meditazione occorre capire come masticare, o meglio come masticare correttamente.
Dal punto di vista fisico la masticazione avviene solo e solamente in bocca.
Partendo da questa osservazione della realta' capiamo che se manchiamo questo atto, se consentiamo al cibo di passare la bocca senza essere masticato, non avremo piu' la possibilita' di rimediare a questo errore. I denti con la loro capacita' di macinare, sminuzzare, affettare il cibo consentono all'alimento di essere piu' facilmente assimilabile dai nostri intestini e soprattutto se si mangiano cibi integrali, la masticazione svolge un ruolo fondamentale, aprendo involucri tenaci (come la crusca o la cuticola dei legumi) o frammentando fibre lunghe ed elastiche (come nel caso per esempio delle foglie della cicoria o del tarassaco). 
La saliva, stimolata da un prolungato movimento dei muscoli mascellari, fornisce invece alla massa di cibo che transitera' all'interno del tratto intestinale, l' additivo, se mi consentite il termine, l'ingrediente che dara' inizio a tutto il processo assimilatorio.
Per alcuni alimenti, come per il cereale per esempio, una corretta insalivazione e' fondamentale in quanto la sua digestione inizia gia' dalla bocca con l'effetto della ptialina che scinde gli amidi.
Rene' Levy, il grande maestro scomparso due anni fa, amava fare un'espriemento a mio parere molto esplicativo. Andavi da lui, due giorni, una settimana, un mese e non potevi mai mancare questa preziosa lezione. Durante la conferenza del mattino, o della sera, prendeva una piccola tazza di crema di riso, ne gustava un cucchiaio, lo insalivava bene, dava le spalle al pubblico per evitare di "scandalizzare" i fragili animi contemporanei, riversava il cucchiaio di crema che aveva in bocca dentro la tazza e si girava, con gioia e meraviglia facendo notare agli studenti che TUTTA la tazza era diventata liquida, predigerita e sorprendentemente dolce.....
Gandhi ricordava che per stare in salute  avremmo dovuto "bere i solidi e masticare i liquidi".
Avete capito!
Il PH  salivare e' circa di 7.2 cioe' leggermente alcalino ed e' l'additivo, come avevamo detto che permette ai succhi gastrici, il cui PH e' di un valore che oscilla dallo 0.9 all' 1.5, di attivarsi.
Senza masticazione, nessuna o scarsa produzione di succhi gastrici, di conseguenza difficile digestione.
Il cibo moderno e' un cibo "predigerito", morbidissimo, raffinato, incosistente e soprattutto scarsamente saporito, tutti fattori che con il tempo ci hanno disabituato a masticare.
L'eccessiva avidita' che ci viene insegnata sin da bambini, i troppi impegni nell'arco della giornata con la conseguente perdita di tempo da dedicare alle cose veramente importanti, la mancanza di educazione alimentare, sono tutti fattori che hanno contribuito a modificare profondamente questo prezioso e basilare atto.
Ma quanto occorre masticare? Anche qui una regola precisa non c'e'. Si deve comunque sapere che il cibo dovra' lasciare la bocca quando sara' completamente sminuzzato. 
Per il riso integrale serviranno almeno 40 masticate, per le gallette una quindicina, per il pane bianco composto da farina 00 solo 2, ora capite bene dove sta il problema da dove parte la fastidiosa acidita' di stomaco che vi assale dopo i pasti?

Masticazione come Meditazione



Una carissima amica, abituata a girare per Centri spirituali e non, un giorno mi disse che la masticazione era, secondo lei,  la meditazione dei macrobiotici.
Li' per li' non prestai molta attenzione a questa affermazione ma, nel tempo, questa frase lavoro' e capii che Emanuela aveva incredibilmente ragione!
In realta' dare una definizione alla parola meditazione non e' affar semplice. Tutt'altro. E soprattutto "ridurre" la meditazione ad un immagine ben precisa e segregarla ad un momento della nostra giornata non le rende giustizia.
La prima cosa da capire e' che quello che noi intediamo per meditazione, quella che puo' essere insegnata, non e' altro che un espediente che troviamo per imparare a fare qualcosa che e' gia' nostro patrimonio, semplicemente e' come se avessimo uno strumento utilissimo chiuso in una scatola nascosta in solaio. Col tempo siamo arrivati a dimenticarcene e per cosi' dire siamo costretti a doverlo ricomprare.
Le tecniche di meditazione servono a questo. Ci aiutano a ritrovare questa capacita' innata.
Ogni tecnica puo' servirci per ottenere il risultato sperato, esistono tantissime tecniche di meditazione, anzi possiamo addirittura affermare  che esiste una tecnica di meditazione per ognuno di noi, personalizzata, su nostra misura.
Quando meditiamo compiamo il piu' alto atto di presenza, siamo partecipi a noi stessi, contempliamo. La nostra intera esistenza dovrebbe essere costellata di attimi di presenza, purtroppo pero' non e' cosi', il piu' del tempo lo trascorriamo nell'incosapevolezza, nella totale assenza. Ecco che allora ci servono degli strumenti, meglio ancora degli espedienti. Lo stare seduti, immobili e' uno di questi, idoneo si, ma soprattutto per gli orientali e ancor di piu' per gli antichi orientali che erano particolarmente avvezzi all' arte della calma e della contemplazione. Osho, per esempio, ha modernizzato ed occidentalizzato le tecniche meditative inventando la meditazione dinamica. Essa si adatta perfettamente all'europeo contemporaneo, eternamente stressato, eccessivamente iperattivo e sempre in surplus energetico a seguito della sua alimentazione ipercalorica. C'e' poi la meditazione mantrica, per chi proprio non ce la fa a sentire il vuoto, a non fare nulla. Insomma come avevamo detto una persona, una tecnica di meditazione. 
La masticazione, se ben fatta, ci aiuta ad ottenere ottimi risultati e puo' essere degnamente paragonata alla meditazione zen. 
Masticare accuratamente, senza fretta, ci permette non solo di assimilare al meglio il cibo che mangiamo e di conseguenza di avvertire il senso di sazieta' anticipatamente rispetto a quando ci abboffiamo, bensi' ci consente di immergerci completamente in cio' che stiamo facendo. Dedicare il giusto tempo alla masticazione, significa dedicare il giusto tempo al pasto e di conseguenza a noi stessi. Con una masticazione ben fatta compiamo il piu' grande atto di rispetto verso chi ha cucinato, diamo il giusto riconoscimento al "cibo" che si e' sacrificato per noi, animale o vegetale che sia.
Impariamo dunque a masticare, meditare ci sembrera' cosi' molto piu' famigliare.
Continua.........

mercoledì 5 settembre 2012

Lima Ohsawa Donna di Tradizione e Modernita'



Molto si e' scritto di Georges Ohsawa, meno si e' saputo di sua moglie, Lima, sua amorevole compagna, nonche' prima, fra tutti i suoi studenti.
Lima, contrariamente a quello che siamo portati a credere, incarna appieno il concetto di rivoluzione umana, fornendoci un'esempio chiaro ed evidente della capacita' di cambiamento insita in tutti noi.
Lima e' l'esempio piu' forte che ci possa essere di come il giusto strumento porti l'individuo a realizzare pienamente la propria vita.
Nata  in una famiglia shintoista, suo padre prete , ebbe un'educazione tradizionale e quando giunse il momento, come da tradizione, sposo' un medico da cui ebbe tre figli.
La sua figura apparse sempre come quella della donna della tradizione giapponese. Sempre elegantemente vestita nel kimono, con movimenti lenti e aggraziati, raffinata nei modi, e con un tono di voce  sommesso ed accompagnato da un sorriso, insomma caratterizzata da tutti i tratti tipici della sottomissione femminile.
Inoltre il suo rapporto "pubblico" con il Maestro riportato dalle cronache dell'epoca parla di una donna ofuscata dalla maestosita' del marito. 
Nessuna interferenza, nessuna obiezione, apparente totale accettazione del ruolo a lei assegnatole.
Questo e' per cosi' dire cio' che ci e' dato conoscere di Lima, cio' che ad un primo esame appare come la totalita' della donna, come la VERITA' su di un personaggio, per noi, di secondo piano, rispetto a lui, Sensei.
Ebbene, in pochi sanno che Lima, sposata e con tre figli, dopo aver assistito ad una conferenza pubblica sulla Macrobiotica di Ohsawa, divorzio' da suo marito e lascio' la sua famiglia per poterlo sposare.
Nata alla fine dell'800, compi' questo grande passo i primi anni del '900, in Giappone, e cosa ancor piu' inaccettabile per l'epoca abbandono' marito e figli, tanto era il bruciante desiderio di cambiare la propria vita e perseguire la propria visione del mondo.
Segui' ovunque il Maestro, lavoro' sempre al suo fianco, anche in Africa con Albert Schweitzer, in India, negli Stati Uniti e per tutta l'Europa.
Quando mori' Ohsawa, le fu assegnato il pesante carico dell' insegnamento presso il Nippon Center Ignoramus di Tokyo e fu in grado di assolvere a questo compito fino alla data della sua morte che avvene all'eta' di 102 anni.


Lima e' a mio parere  un grande esempio del movimento evolutivo femminile da tradizione a modernita'.
Ci insegna che con il cibo, attraverso di esso, ogni cosa diventa possibile, ci insegna che uno strumento cosi' potente e vero come la Macrobitica ci puo' traghettare lungo il mare della vita, aiutandoci a sopportare le pesanti mareggiate e a volte navigando anche contro corrente.
Lima segna il passaggio saggio della donna, il passaggio cosciente, voluto desiderato, un cambiamento in positivo. Lima porta se stessa alla consapevolezza, alla liberta', prende in mano la sua esistenza e la rende macro,  appunto.
Nulla a che vedere con la visione occidentale contemporanea sull'emancipazione femminile, la quale ci fa credere nello sdoganamento da costumi e regole tipiche del mondo contadino, ma che ci impone nuovi costumi e regole dettate, questa volta, dall'industria, dal commercio.
Ancora una volta qualcun altro decide per noi, ancora una volta le redini della nostra esistenza ci sono sfuggite dalle mani.
Partiamo almeno da qui.


 

martedì 4 settembre 2012

Il digiuno secondo Ohsawa: la Dieta Numero 7



 Nro   Cereali  Verdure  Zuppe Carne  Insalate  Dessert  Bevande

 7       100%
 6        90%      10%                              Bere il
 5        80%      20%                                 meno
 4        70%      20%    10%                     possibile
 3        60%      30%    10%
 2        50%      30%    10%    10%
 1        40%      30%    10%    20%
-1        30%      30%    10%    20%     10%
-2        20%      30%    10%    25%     10%      5%
-3        10%      30%    10%    30%     15%      5%




"Ci sono dieci modi di mangiare e bere che ci permettono di costruire una buona salute realizzando l'equilibrio Yin-Yang."


Queste sono le esatte parole che Georges Ohsawa uso' nello Zen Macrobiotique (La dieta Macrobiotica) per aiutare l'europeo degli anni '60 disorientato dal drastico cambiamento sociale ed economico di quell'epoca.
Usciti dalla guerra, annientati dalla fame e dalla poverta', gli abitanti del vecchio continente si sono buttati nella ricostruzione, hanno dedicato tutto il loro tempo e le loro energie per il raggiungimento di uno stile di vita dignitoso ed essendo ogni fenomeno, come ci insegna la Macrobiotica, parte del Tutto e dipendente dalle sue regole, si passo' dalla vita umile, rurale, carica di privazioni, ad una vita agiata, industriale e contraddistinta dall'abbondanza.
Ogni cosa si trasforma nel proprio contrario.
I nostri genitori, e ancor prima i nostri nonni senza ombra di dubbio vivevano un'equilibrio inconsapevole, facevano la cosa giusta si, ma con la motivazione sbagliata.
Educavano i loro figli ad accontentarsi, al vivere parvo ma non perche' avessero veramente compreso il profondo significato di questo gesto, semplicemente perche' non ce n'era e non essendocene, altro non si poteva.
Mangiavano cio' che trovavano sul posto e nella giusta quantita' offerta dalla stagione ma anche questo non perche' avessero appreso l'importanza della localizzazione e della stagionalita' degli alimenti, bensi' perche' non se lo potevano permettere.
Le scelte se non mediate dalla consapevolezza non hanno alcun valore, non vengono "capite", non valgono come esperienze e ci condannano a commettere errori.
E' stata proprio la nostra "incoscienza" a fornire terreno fertile al consumismo occidentale del ventesimo secolo.
Ogni cosa si trasforma nel proprio contrario.
Ohsawa arriva da noi proprio nel periodo storico di svolta e da grande maestro quale era perse tempo e denaro per insegnarci, per avvertirci del pericolo al quale saremmo andati incontro, insomma la sua visione lucida e premonitrice degli eventi gli permise di prospettarci gia' la crisi che stiamo vivendo.
Con un semplice grafico composto da tipologie di alimenti e percentuali sintetizza la filosofia plurimillenaria d'Estremo Oriente.Traduce per cosi' dire l'istinto-intuizione in termini tecnici, schematizza la naturalezza del vivere, la rende una materia idonea ad essere insegnata.
Ci dice che la dieta piu' complessa e' la dieta moderna, che la composizione del pasto piu' difficile da realizzare e' proprio la tanto osannata dieta Onnivora che ci consiglia di mangiare un po' di tutto. Difficile in quanto difficoltosa nel suo bilanciamento.
Equilibrare significa padroneggiare la materia, conoscere profondamente se stessi e sentire quando si e' in armonia con il Tutto, cosa assai lontana dal nostro "involontario" gesto di aprire il frigorifero e mangiare cio' che vi troviamo all'interno e ci attrae maggiormente ai sensi.
Ci dice inoltre che la dieta la piu' semplice, quella dalla quale dovremmo ripartire e che ci consentira' di riconquistare uno stato di salute perfetto e' la dieta numero 7, composta esclusivamente da cereali integrali. E' praticabile da tutti perche' non occorre in questo caso conoscere come il cibo lavori, non occorre nemmeno capire cio' di cui abbiamo bisogno, ci verra' insegnato strada facendo, il riso integrale cosi' come l'orzo, il farro, il miglio, il grano saraceno ci riporteranno ad una sorta di equilibrio perduto consentendoci di eliminare tutti gli eccessi, dopodiche' saremo liberi di scegliere, di "allargare", man mano che il nostro giudizio si affinera'.
La dieta numero 7 e' a tutti gli effetti un digiuno, un digiuno che potremo permetterci qualche volta in piu' rispetto alla piu' conosciuta astinenza completa dal cibo. Mangiare solo cereali integrali ci fa riflettere sull'essenzialita' della vita, ci fa capire che tutto quello che ci serve e' li', davanti ai nostri occhi, e' cosi' semplice eppur cosi' difficile da credere.
La 7 non e' solo una terapia alimentare bensi' e' una lezione di vita. Quando decidiamo di fare la 7 poniamoci ad essa con il giusto atteggiamento e soprattutto con il dovuto rispetto.
Nel chaos della nostra esistenza con la 7 introduciamo un elemento di pace, di rasserenamento, di chiarificazione.
Capiamo che i nostri grandi errori affondano le loro radici nell'eccesso, come invece per i nostri nonni venivano nutriti dalla carenza. Ma solo la 7 ci aiuta a capire veramente questo, altrimenti saremo costretti a ripetere, ripetere, ripetere, sabbutti di qua e di la dalle violente mareggiate della vita, incolpando e maledicendo chiunque ci stia a fianco ma evitando accuratamente di fare il piu' sentito dei mea culpa.
Non esiste un periodo consigliato per fare la 7, Ohsawa dava questo suo personale consiglio, ci esortava a metterci a sette tutte le volte che sentiamo di non aver capito qualcosa, tutte le volte in cui non riusciamo a trovare una via d'uscita ai nostri problemi, tutte le volte che pur credendo di essere arrivati capiamo che siamo sempre li', per strada ne' all'inizio, ne' alla fine, semplicemente per strada ed infine tutte le volte che capiamo che basterebbe cosi' poco ma......




 

lunedì 3 settembre 2012

Franco Berrino: Ponte tra Oriente e Occidente

Scrivere di Macrobiotica e non dedicare tempo e attenzione all'eccezzionale lavoro del Professor Franco Berrino sarebbe per me da considerare come la piu' grande delle mancanze perche' a Berrino compete il grandissimo merito di aver realizzato uno dei piu' grandi sogni auspicabili, il secondo dopo il raggiungimento della Pace Mondiale.
Partendo dal Giappone quel piccolo-grande uomo di nome Ohsawa serbava nel cuore due grandi progetti e visse la sua vita interamente nell'intento di realizzarli o in qualche modo di gettare le basi perche' qualcun altro li realizzasse dopo di lui.
Attraverso le sue conferenze, i suoi libri, l'insegnamento dei suoi allievi il chiaro intento del mestro era proprio quello di costruire un ponte tra oriente ed occidente, base fondamentale per l'instaurazione del dialogo, la cooperazione, la comprensione, tutte condizioni indispensabili a che si raggiungesse la da sempre auspicata, PACE MONDIALE.
Non aveva bagagli, non aveva soldi, non aveva ne' casa, ne' amici, con se avrebbe portato solo Lima, la compagna della vita e la sua profonda conoscenza del pensiero "primitivo" della Plurimillenaria Filosofia d'Estremo Oriente. 
Apparentemente cose di poco conto ma a ben vedere elementi fondamentali e indispensabili per attuare la piu' grande delle rivoluzioni:la rivoluzione umana.
Lima ci insegno' a cucinare pasti squisiti e sapientemente equilibrati, ci tradusse in pratica le preziose ma succinte lezioni filosofiche del marito e ci fece capire che i cambiamenti iniziano dal basso, dalle piccole cose, dal piatto.
Ohsawa invece tradusse e rese comprensibile alla mente occidentale l'agopuntura, l'ikebana, l'arte del bonsai e l'aikido nonche' ci incoraggio' a fare quel passo in piu' che dal dualismo congenito esclusivista ci avrebbe portato al monismo, al Principio Unificatore.
Prima di morire ci invito' a bruciare tutti i suoi libri, a ripartire da capo, a spendere la nostra vita interamente per la Macrobiotica, a far si che diventasse il nostro piu' grande Amore.
Invito difficile da mettere in pratica, il piu' delle volte ci siamo accontentati di leggere, di sperientare, ma di non azzardare. Viviamo ancora della sua ombra: daltronde un grande albero copre superfici estese e continua a ripararci dal sole anche dopo la sua morte.
Questo ci e' successo, noi tutti abbiamo avuto paura di osare, di andare oltre, di proseguire, di dare la nostra grande e personale interpretazione della Macrobiotica.
Ma questo non si puo' assolutamente dire di Franco Berrino. 
Quell'uomo ha fegato da vendere. Parla di cancro e correla ad esso l'alimentazione, lo stile di vita. Ci ricorda che il cibo dell'uomo e' il cereale e che il cibo moderno e' cibo morto, trash food. Il suo "laboratorio" di studio e' la Cascina Rosa dove potete imparare a cucinare, studiare la filosofia ohsawiana, mangiare un piatto misto e lo trovate proprio a Milano e proprio a fianco all'Istituto Tumori.
Attraverso i suoi studi ha messo in relazione la prevenzione per la sindrome metabolica (frutto del pensiero medico moderno occidentale) e condizione importante per la formazione della massa tumorale, con l'assunzione giornaliera di riso integrale, verdure e legumi e l'abolizione di farine super raffinate nonche' dello zucchero e di tutto cio' che contiene prodotti chimici.
Insomma ha "fornito garanzie", "prove scientifiche", "statistiche" a sostegno di una filosofia scaturita dalla semplice osservazione dei fenomeni.
In poche parole ha tradotto il pensiero orientale, lo ha reso a noi comprensibile, accettabile, degno di considerazione.
Grazie Franco di piu' non potevamo chiederti.


 

domenica 2 settembre 2012

Il Non Fare Ovvero l'Arte della Calma


Spiegare cosa significhi non fare, ovvero wu-wei, non e' cosa facile, soprattutto perche' i concetti plurimillenari scaturiscono dalla pura osservazione dei fenomeni, sono per cosi' dire intuitivi dunque non concettuali.
Noi occidentali invece siamo scientifici, tecnici, amiamo dare alle cose un significato preciso ed immediato e soprattutto siamo abituati a non elaborare, insomma amiamo la “pappa pronta” gia' masticata e digerita da altri.
Non troveremo mai un testo o un maestro che esaudisca pienamente le nostre richieste a meno che non siamo disposti noi a lavorarci un po' su in modo da capire “veramente” cio' che gli antichi sintetizzavano con una semplice parola e che ai loro tempi e in quel contesto era invece di facilissima comprensione.
La prima volta che sentii parlare di wu-wei pensai ad una sorta di apatia all“italiana”, una specie di pigrizia nell'agire che ci spinge a lasciare che le cose vadano come devono andare. Mi immaginavo sdraiata su di un amaca accettando cio' che si fosse presentato e pronta a rinunciare ad ogni obiettivo allorche' si fosse affacciato il primissimo ostacolo.
Questo perche' quando sentiamo una parola, leghiamo subito ad essa un concetto il piu' delle volte poco elastico: una parola una definizione. Non fare significa per noi dunque non agire, assolutamente, non procedere, IN NESSUN CASO.
Gli orientali invece non si fossilizzano sui termini, la loro comunicazione scritta si basa sugli ideogrammi, vere e proprie raffigurazioni, che, come tali sono interpretative e contengono in essi una miriade di significati tutti plausibili, tutti accettabili, e incredibilmente tutti compatibili.
Procedendo lungo il cammino di consapevolezza che la Macrobiotica ti costringe a fare imparando a mangiare regolarmente riso integrale, ti inoltri nella mentalita' orientale a tal punto da assimilarne il modello di pensiero e capisci che semplice non vuol dire semplicistico, che la verita' non e' in vendita al miglior offerente e' pero' altresi' celata agli occhi dei piu', alla vista degli stolti....
Apprendi che la legge dell'equilibrio vale nel piatto e si manifesta nella maestria del cuoco alchimista ad abbinare cibi espansivi con cibi contrattivi, ma conta anche nella vita . Si tratta della giusta via di mezzo, la via del Buddha, li', in bilico tra privazione e eccessivo permissivismo e ci conduce a capire che non-fare significa non-forzare, non accanirsi, non infierire.
Si tratta del sapiente dosarsi tra fare troppo e non fare nulla. Non si parla anche in questo caso di un punto preciso, di un momento facilmente identificabile, di un metodo infallibile e trasmissibile che ci dà la soluzione, quella con la S maiuscola, ma di una nostra personale e di conseguenza unica elaborazione sul singolo evento, di una sensibilita' sottilissima che ci contraddistingue e ci rende consapevoli del fluire e ci porta ad essere goccia “cosciente” nel mare del fiume della vita.
Nessuno puo' insegnarci questo, noi soli dobbiamo e possiamo essere maestri di noi stessi e cosa piu' importante tutte le esperienze, nostre e altrui, ci possono insegnare ma essendo l'esistenza un movimento continuo dotato pero' dall'unicita' di ogni fenomeno, ci dobbiamo mettere nella posizione di distinguere quando la nostra mano aiuta e quando invece la nostra mano forza.
Semplice appunto, ma non semplicistico.

sabato 1 settembre 2012

Patate nella Paglia

AVETE CAPITO BENE, SI PROPRIO COSI', SI TRATTA DI PATATE COLTIVATE SECONDO UN METODO NON PROPRIO TRADIZIONALE, ANCHE SE POTREMMO DEFINIRE PIU' TRADIZIONALE QUESTO SISTEMA CHE NON QUELLO UTILIZZATO CONVENZIONALMENTE DAL CONTADINO CHE IO CHIAMO "MODERNO".
ESSENDO LA MACROBIOTICA, PER DEFINIZIONE DEL PIU' GRANDE DEI SUOI MAESTRI GEORGES OHSAWA, LA BUSSOLA UNIVERSALE , L'OCCHIALE MAGICO, ATTRAVERSO CUI LEGGERE L'UNIVERSO TUTTO,POSSIAMO DIRE CHE L'AGRICOLTURA SINERGICA, DERIVAZIONE DIRETTA DEL PIU' CONOSCIUTO METODO FUKUOKA, SIA L'APPLICAZIONE IN CAMPO AGRICOLO DELLA FILOSOFIA PLURIMILLENARIA DELL'ESTREMO-ORIENTE.
FUKUOKA HA MESSO IN AZIONE,PRATICAMENTE, I CONCETTI DEL NON FARE, DELLA GRATITUDINE, DEL RISPETTO E DELL'UMILTA' E IL SUO TERRENO DI APPLICAZIONE E' STATO PROPRIO LA TERRA, OVVERO LA RICERCA DEL GIUSTO EQUILIBRIO TRA SFRUTTAMENTO E RISPETTO.
EMILIA HAZELIP HA AVUTO IL MERITO DI PORTARE IN EUROPA IL METODO FUKUOKA, CONTESTUALIZZANDOLO E DI CONSEGUENZA ADATTANDOLO AD UN DIVERSO TERRITORIO E AD UNA MENTALITA' OCCIDENTALE.
ECCO RICOSTRUITI I SETTE GRADI DI SEPARAZIONE CHE PORTANO ME, OGGI, A RACCONTARVI DI PATATE.
IN PRIMAVERA, DOPO AVER CREATO I NOSTRI QUATTRO NUOVI BANCALI ABBIAMO DECISO DI USARE QUESTO MERAVIGLIOSO METODO PREPARATORIO PER CAPIRE MEGLIO COME FUNZIONASSE, VISTO CHE NEI NOSTRI CAMPI CORREVA LA VOCE CHE COLTIVARE PATATE COSTASSE TEMPO E FATICA.
DOPO AVER LAVORATO SUPERFICIALMENTE LA TERRA, ABBIAMO CREATO I CUMULI E, ANZICHE' RICOPRIRLI CON LA PREZIOSA PACCIAMATURA IN PAGLIA D'ORZO, ABBIAMO FRAPPOSTO TRA LA TERRA E LA PAGLIA UN RIVESTIMENTO COMPLETO DI CARTONI, COMPLETO IN QUANTO NESSUNA SUPERFICIE DEL BANCALE NE RIMANESSE ESENTATA, FIANCHI COMPRESI. ABBIAMO RICOPERTO IL TUTTO CON PAGLIA D'ORZO E ANNAFFIATO ABBONDAMENTE. POI, OGNI PATATA E' STATA PIANTATA ABBASTANZA SUPERFICIALMENTE FACENDO UN PICCOLO BUCO ATTRAVERSO PAGLIA E CARTONE E AIUTANDOSI QUANDO SERVIVA CON UN COLTELLINO. TUTTO QUI. IL TEMPO HA FATTO IL RESTO, A TAL PUNTO CHE NOI QUASI CE NE SIAMO DIMENTICATI. NESSUNA INFESTANTE, NULLA DI NULLA E NONOSTANTE L'ANNATA PARTICOLARMENTE SICCITOSA, CINQUE, SEI ANNAFFIATE AL MASSIMO E SOPRATTUTTO MOLTO MOLTO LOCALIZZATE VISTO CHE LA MANCANZA DI ERBE INDESIDERATE CI HA CONSENTITO DI VEDERE PERFETTAMENTE LA BASE DELLA PIANTA. OGGI, ALLA FINE DI AGOSTO, ABBIAMO RACCOLTO SENZA ALCUNA FATICA LE PATATE. SOLLEVATA LA PAGLIA, SOLLEVATO IL CARTONE LE PATATE ERANO PROPRIO LI', TRA IL CARTONE E LA TERRA.LE ABBIAMO RACCOLTE CON LE MANI, ERANO SANE, PULITE E NON VERDI(COSA CHE NORMALMENTE AVVIENE QUANDO LA LUCE SOLARE FA AFFIORARE LA PERICOLOSA SOLANINA DI CUI LE PATATE, LE MELANZANE, I PEPERONI E I POMODORI, SONO RICCHI).
POCA FATICA, DISCRETO RENDIMENTO E GRANDISSIMO RISPETTO PER LA TERRA CHE GIA' "ARATA" DALLE RADICI PROFONDE CHE LE PATATE HANNO SVILUPPATO DURANTE LA GESTAZIONE, LA PROSSIMA PRIMAVERA SARA' PRONTA PER REGALARCI NUOVI FRUTTI.
A VOLTE BASTA VERAMENTE POCO.