lunedì 29 ottobre 2012

Amicizia e Perdono



Chiudere cio' che si e' aperto
Svuotare cio' che si e' riempito
Aggiustare cio' che si e' rotto
 
 Tanti errori nella mia vita. I grandi maestri dicono che l'errore sia funzionale alla vita stessa e, che si impari soprattutto dagli errori.

Delegando la mia vita, pensando di poterne delegare anche le responsabilita' derivatene dalle scelte non fatte, mi sveglio da un brutto sogno e scopro che cosi' non e' stato.
L'inconsapevolezza nell'azione, o meglio nella decisione, non esenta, magari puo' alleggerire per la mancanza di intenzionalita', dal doverne prima o poi assumersene la responsabilita'.

Oggi concludo che, visto che per forza, saremo costretti a prenderci carico delle nostre scelte, o mancate scelte, saggio' sarebbe decidere in prima persona, in modo da pagarne, domani, piu' volentieri il conto.
Cio' che viviamo di riflesso, difficilmente saremo poi disposti a riprenderlo in mano in un secondo momento e, inevitabilmente, finira' nei "sospesi" della vita, tra quella serie di situazioni mozzate, tra quei blocchi che appesantiscono la nostra esistenza, rendendola faticosa e dolorosa.

A venticinque anni, un grande incontro: quello con la Macrobiotica, mi apre al sentiero dell'oriente, al pensiero monista, a comprendere che tutto cio' che si e' aperto andra' chiuso, tutto cio' che si e' rotto andra' aggiustato e tutto cio' che si riempie andra' svuotato.

Capisco oggi, che cancellare non significa dimenticare, capisco che non esiste un posto tanto lontano dove spedire cio' che non vorremmo fosse mai successo, capisco che, nessun forziere e' a prova di scasso, capisco che, chi perde un'amico, perde veramente un tesoro!

La vita e' generosa, perlomeno con me lo e' stata, ma e' soprattutto paziente e, come l'acqua sa attendere il momento giusto.
La vergogna e la paura che mi hanno paralizzato, erano svanite. Tutto era pronto, mancavo solo io.

Poche parole, il tempo ha lavorato con e per me. La parentesi si chiude, la frase arriva finalmente al punto. La colla delle esperienze rimette assieme i cocci dell'esistenza.

Sono cambiata, ma anche gli altri lo sono. Si puo' riniziare. Si apre un nuovo capitolo....

Grazie alla Macrobiotica, grazie ai tanti amici, grazie alla vita e al suo essere pienamente, costantemente e instancabilmente giusta.

Con tutta me stessa.

Cinzia

mercoledì 24 ottobre 2012

La Frutta fa Bene?


Il solo porre la domanda in questi termini merita un approfondimento.
Stabilire se un alimento faccia bene o male, ci mette dinnanzi al principio della relativita'.
Essendo un Universo in costante mutamento e, non esistendo in esso assolutismi, si possono fare considerazioni non sul singolo fenomeno, ma sull'interelazione esistente tra tutti i fenomeni.

Dunque, per prima cosa, potremmo chiederci se la frutta faccia bene, a chi per esempio....
Poniamo un bambino, piccolo, contratto, pieno di energia, caldo, molto ma molto piu' caldo di un adulto, ecco, a lui, sicuramente la frutta fara' meglio che ad un anziano, grande, dilatato, energeticamente spento, tendenzialmente freddo.

Possiamo altrimenti facilmente capire, che una donna per sua natura piu' yang di nascita dell'uomo, abbia piu' bisogno di frutta di suo marito, in modo che questo continuo apporto di dolcezza, le consenta di curare al massimo la sua femminilita'.

Inoltre, chi per anni si e' nutrito di cibo secco (pane e pizza), carne e formaggi stagionati, trovera' nella frutta un sollievo mai avuto prima, cosa che sicuramente non sara' per chi, invece, per esempio, vegetariano o vegano da anni, si appresti a compiere un periodo di dieta depurativa.
Come possiamo notare, queste sono solo alcune delle considerazioni che possono scaturire, quando si mettono assieme quattro semplici parole e un punto di domanda.

In ogni caso, doveroso e' porre la stessa attenzione, anche alla prima parte del nostro quesito, e, questo ci porta a parlare proprio della frutta.
Ma quale frutta? Di quale frutta stiamo parlando?
Quando si pensa alla frutta, il piu' delle volte credo voi pensiate ad una bella fragola, rossa, grossa, acquistata al supermercato piu' vicino e, magari, comprata proprio la vigilia di Natale!
Io, invece, penso a una piccolissima fragolina di bosco, raccolta da me durante la mia passeggiata giornaliera in mezzo ai boschi, il mese di giugno. Insomma, colta e mangiata!
Entrambe appartengono alla categoria della frutta, entrambe si possono classificare tendenzialmente yin, ma nel caso potessimo monitorare, dare un valore alla loro natura espansiva, beh, sicuramente ci troveremmo di fronte a due dati completamente diversi!

La fragola acquistata, coltivata fuori stagione, magari senza nemmeno aver visto la terra e la luce del sole, trattata con concimi e maturanti, raccolta quasi acerba (tanto da essere, come mi e' piu' volte capitato di vedere rossa fuori e verde dentro), trasportata e conservata in cella, per preservarla dalla prematura marcescenza, ci trasmettera' senza ombra di dubbio, una dose maggiore di freddo e di acidita', rispetto alla fragola raccolta matura, che si stacca dunque al solo tocco, senza sforzo, piccola, rossissima sia nel suo interno che all'esterno e... dolcissima.
Di conseguenza, per soddisfare il nostro palato, ce ne servira' una minor quantita' (si, perche'  quando un cibo ci si presenta insapore, senza gusto, siamo portati a mangiarne senza fine, proprio per cercare nella quantita', la soddisfazione negataci dalla bassa qualita'), inoltre la carica energetica che ci verra' trasmessa, sara' piu' moderata, piu' equilibrata e gli eventuali danni sull'organismo meno evidenti, piu' tenui insomma.

Diventa cosi' impossibile rispondere a questa e ad altre domande con una negazione o un' affermazione.
Mia intenzione non e' insegnarvi a cercare le risposte,  bensi' fornirvi gli strumenti perche' possiate procedere nel vostro cammino di liberta'.



martedì 16 ottobre 2012

Sull' Importanza del Seminare


Una societa' sulla via dell'infertilita' come la nostra, merita una seria riflessione sull'importanza del seminare.
Il seme contiene in se' l'essenza, la sintesi della sua provenienza, la memoria dell'evoluzione che ha portato la sua specie sino a li' e il progetto completo per il futuro.
Seminare significa dunque gettare le basi affinche' ci possa essere continuita', significa altresi' proseguire o quantomeno creare le condizioni perche' cio' possa avvenire.
Nel ventesimo secolo, attraverso la perdita dell'autosufficienza alimentare, siamo arrivati a perdere anche di vista il rapporto tra cio' che consumiamo e cio' che produciamo.
I nostri antenati, provvedendo personalmente al proprio sostentamento, davano al seme e al seminare un'importanza enorme, tanto da legare la maggior parte delle festivita' ad eventi come la semina o il raccolto. I semi venivano custoditi gelosamente e se ne curavano scrupolosamente la scelta e la conservazione.
Tramandare diveniva cosi' un atto dovuto, a tal punto da accompagnare con i semi la dote della sposa. Nulla a che vedere con la manipolzione avvenuta da parte delle grandi multinazionali, in primis la Monsanto, che sono arrivate a rendere sterili alcune varieta' di sementi Ogm, in modo da mantenerne il controllo, impedendone cosi' l'autoproduzione da parte dei contadini.
Il seminare diviene cosi' anche un atto di grande altruismo, consentendoci di donare noi stessi (nel caso di un genitore), le nostre conoscenze (nel caso di un insegnante o un maestro), il nostro cibo (nel caso di un contadino) a qualcun altro.
Ma non solo, e' soprattutto un atto dovuto, perche' senza semina non ci sara' raccolto.
Semina e raccolto formano una cosa sola, sono la base del ciclo della vita.
I cibi chimici al 100%, come per esempio l'aspartame, sono cosi' innaturali da essere esonerati da questo meccanismo e, le nuove generazioni, educate dallo scienziato pazzo, arriveranno, con il tempo, quasi a dimenticare di quanto la nostra esistenza dipenda dalla nostra lungimiranza a mantenere fertile il pianeta terra.
Seminare ci permette di tramandare non solo piante e frutti ma anche idee, tradizioni e insegnamenti, che senza questa pratica di trasmissione andrebbero irrimediabilmente persi.
Si', perche' finito l'ultimo seme, morto l'ultimo saggio, reso sterile l'ultimo uomo, nulla varra' piu' nel cercare di rimediare l'errore.
La terra sfruttata e ammalata produrra' sempre meno e sempre minor varieta' e, l'uomo moderno, gracile e avaro, sara' sempre meno capace e disposto a procreare. I nostri genitori e nonni, indeboliti dall'Alzheimer e dalla SLA non saranno piu' in grado di raccontare, di ricordare. Tutto andra' perso e non ci sara' piu' tempo di semina. Ecco cosi' che, dando fondo agli utlimi granai della vita, un giorno, trovandoli vuoti, copiose lacrime piangeremo.
Mese di ottobre, la terra e' pronta.... si semina il grano!

sabato 13 ottobre 2012

Saper Ascoltare


Quante volte, pur sentendo l'esigenza di parlare con qualcuno, non troviamo l'orecchio "giusto" che possa accoglierci? Vicino a noi, quante volte nostro figlio, nostro marito, nostra madre o nostro padre o semplicemente un nostro amico, cercano disperatamente la nostra attenzione, chiedendoci fondamentalmente di essere solo ricevuti?
Esternare cio' che pensiamo, cio' che proviamo, cio' che temiamo, ci aiuta a fare chiarezza, ci aiuta a leggere la nostra mente, a mettere in ordine cio' che, se restasse solo prodotto della psiche, riusciremmo difficilmente a vedere chiaramente.
A volte si tratta di vere e proprie confessioni atte a "liberarci" del peso che stiamo portando e fatte con l'intento di mettere un punto, di girare pagina.
Altre volte, coinvolgendo l'altro, lo rendiamo partecipe, cercando un ponte che sia in grado di unire due vite separate che pero' vorremmo si avvicinassero o addirittura si unissero.
E, possiamo pensare, che queste nostre esigenze, siano presenti in tutti gli esseri viventi, perche' non dimentichiamoci mai che sono maggiori i punti in comune con l'altro, piuttosto che le differenze.
Allora diviene importantissimo imparare ad ascoltare in modo da poter imparare ad accogliere e insegnare a ricevere.
Per essere in grado di ascoltare, occorre mettersi nella condizione di poterlo fare.
L'impostazione frenetica delle nostre giornate, dei nostri mesi, della nostra vita, ci porta a divorare le ore, non ad assaporarle.
Il nostro pensare galoppa oltre il momento presente e ci porta ad assentarci. Le cose che dobbiamo fare e quelle che vorremmo fare occupano totalmente il nostro tempo impedendo a noi stessi e a chi ci sta vicino di trovare un minimo spiraglio per poter fare breccia nel presente.
Mettersi nella condizione di ascoltare, potrebbe voler dire, a volte, rinviare l'ascolto a quando saremo nella condizione di poterlo fare totalmente.
Per poter ascoltare occorre inoltre "escludere se stessi", o meglio anteporre l'altro a se'.
Quando qualcuno ci chiede di essere ascoltato non ci chiede un parere, non vuole essere giudicato, non vuole sapere se anche a noi e' successa una cosa simile..
Dunque, in silenzio, con calma e tranquillita', lasciamo che le sue parole fluiscano, e con attenzione o meglio con compassione, accogliamolo.
Ecco che l'ascolto non sara' altro che un ulteriore esercizio di presenza.

mercoledì 10 ottobre 2012

Qui e Ora


Due semplici parole ricche pero' di significato e che magistralmente ci riportano a considerare come sia importante vivere il momento.
La nostra mente viaggia e come scimmie i nostri pensieri saltano qua e la' nelle due dimensioni di spazio e tempo.
Ecco che per noi diventa impossibile vivere il presente. Il momento ci sfugge e noi siamo cosi' assenti da accorgercene qualche istante dopo, qualche ora dopo, qualche anno dopo, a volte mai.
La nostra incapacita' di vivere il momento, di farci assorbire da cio' che siamo, istante per istante, e' causata principalmente dalla nostra difficolta' ad affrontare la realta' per come e'.
Ci manca il coraggio, ma anche la volonta' e soprattutto ci manca l'umilta' per lasciarci andare, per fluire con la vita stessa, per farci guidare.
Cosi' ci facciamo trasportare dai nostri desideri senza mai renderci conto che il nostro presente era cio' che volevamo ieri. Ora lo disprezziamo, ma prima, quanto lo abbiamo voluto e cosa non avremmo fatto per realizzarlo!
Quando agognamo il futuro, riflettiamoci attentamente: non e' detto che ci piacera' cosi' tanto anche allora...
Navigare nel tempo e nello spazio, senza meta, come siamo soliti fare, ci fa perdere il contatto con  noi stessi, ci porta lontano, ci fa assentare.
Mentre noi sogniamo la vita passa, scorre, soprattutto accade.
E piu' sogniamo, piu' ci perdiamo tramonti mozzafiato, emozioni strappacuore, profumi inebrianti, suoni magistrali, gusti nuovi, calde lacrime, morti improvvise, primi amori e figli mai nati. A volte gli shock, le fasi culminanti del vivere, ci richiamano alla presenza, ma durera' comunque poco; secondi, minuti, poi di fretta, a ricordarci del bello che fu o del futuro che verra'.
Se ci fermassimo dieci minuti in una stanza buia e scrivessimo tutto cio' che ci sta passando per la mente, capiremmo di quanto ciarpame, di quanta inutilita' siano i ladri del nostro quotidiano.
Ci accorgeremmo che per quanto sia triste il presente, mai potra' competere in intensita' con la falsita' del sogno ad occhi aperti.
Impariamo dunque ad essere vigili, ad assistere ai parti della mente, a non assecondarli, a non cavalcarli. Osserviamoli e lasciamoli andare, prima o poi, non considerati, da soli svaniranno.

 

venerdì 5 ottobre 2012

Elogio alla Lentezza



Capire l'importanza del rallentare i propri ritmi, significa capire che la velocita', la fretta porta con se, il piu' delle volte, anche una superficialita' di vedute.
Conoscere Antonio De Falco e partecipare ad un suo corso di Agricoltura Sinergica, per me e' stata una grande lezione di vita.
Rapita da mille impegni, oberata da innumerevoli cose da fare, negli utlimi anni ho divorato le giornate,  calcolato le settimane passate in base ai compiti svolti e, ebbene si, ho maledettamente perso di vista me stessa.
I mesi, le stagioni, gli anni dettano magistralmente i tempi a cui gli  esseri umani dovrebbero rigorosamente attenersi.
Seguendo le stagioni, le giornate soleggiate e piene dell'estate, lasciano il posto alle lunghe nottate dell'autunno e dell'inverno.
L'uomo osservatore, meditatore, essenzialmente raccoglitore, contempla la vita, la onora, la celebra, ritrovando cosi' la felicita'.
Immaginare, sognare, speculare ci porta lontano e ci spinge a fare sempre di piu' alla ricerca dell' ottenimento di cio' che desideriamo.
I sogni si susseguono, uno cancella e segue l'altro, la mente galoppa. Facciamo fatica a stare al passo e corriamo sempre piu' forte, perche' tutto non ci puo' stare in ventiquattrore.
Le emozioni dell'oggi vengono ofuscate dalle ambizioni del domani e troppo spesso dimentichiamo che cio' che stiamo vivendo rispecchia esattamente i desideri del passato.
Cosi' la vita passa, cosi' la vita diviene un sottofondo alle nostre ambizioni e alle nostre angosce.
Allora decido, rallento, cambio marcia, avanti cosi' non posso andare. Sto perdendomi la vera qualita' della vita: la sua semplicita', l'essenzialita'.
Capisco che anche nel tempo esiste una misura, capisco che la lentezza se e' dosata e' una grandissima risorsa, capisco che la velocita' mi fa perdere il panorama.
Capisco che il fine non e' la meta, ma il viaggio stesso.
Antonio De Falco, piccolo grande uomo, mi fa da specchio.
Vedo in lui la quiete e finalmente capisco. Non ho bisogno di chiedere, mi adeguo, ci provo, lascio che sia lui a segnare il passo.
Vedo con piu' nitidezza, odo  i suoni bassi, odori mai sentiti, comprendo piu' parole, la vita acquista spessore, il tempo si dilata.
Che svista, che illusione, ero io ad andare troppo in fretta non lui ad essere lento!
E... pensare, che si trattava solo di imparare a fare un orto.....

giovedì 4 ottobre 2012

Perche' Casa Ignoramus


Dopo 24 post e ad un anno dall'apertura di questo blog, zoppicante nella partenza, ma, prometto, puntuale e scoppiettante nel prosieguo, mi sembra doveroso spiegare l'origine del nome per meglio farvi capire lo scopo principe di questo spazio.
Casa Ignoramus significa letteralmente la Casa degli Ignoranti e richiama le piu' famose Maison Ignoramus francesi degli anni 60 . 
Sapere di non sapere e' l'unica cosa da sapere.
Scusatemi per il gioco di parole ma la condizione primaria al cambiamento si ha solamente quando, con il piu' profondo atto di umilta', constatiamo la nostra ignoranza e pronti a vestire i panni dello studente, o meglio del discepolo, ci apriamo al cambiamento.
La Casa degli Ignoranti e', come la volle Ohsawa, un luogo di studio, di sperimentazione e di condivisione, dove discepolo e maestro si scambiano costantemente i ruoli. Si, perche' per essere un buon insegnante occorre per prima cosa essere un allievo esemplare.
Chi apre la propria casa e' nella consapevolezza di essere in cammino, ha la certezza di non essere arrivato da nessuna parte e si rende disponibile a condividere il proprio percorso con qualcun altro.
La Casa degli Ignoranti e' il posto giusto per chi decide di lavorare su di se' e, lo vuole fare in un ambiente protetto, in un posto dove altre persone stanno cercando di fare lo stesso.
Nessun giudizio nella Casa degli Ignoranti, questo pero' non vuole dire nussuna osservazione, semplicemente vuole dire nessun giudizio.
Benvenuti allora a tutti voi nella Casa degli Ignoranti, lo spazio c'e', potete entrare.

martedì 2 ottobre 2012

Masanobu Fukuoka, Manikis Panaiotis, Emilia Hazelip, Antonio De Falco e l'Orto delle Meraviglie


Approdando alla Macrobiotica ci risultera'  facile arrivare al concetto di autosufficienza alimentare e  inevitabilmente  nomi come quello della Hazelip, di Fukuoka, di Panaiotis o di De Falco ci diverranno  famigliari. La Macrobiotica, definita da Ohsawa, la bussola universale o l'occhiale magico attraverso il quale leggere e interpretare la realta', vede la sua massima applicazione in campo agricolo con il sistema Fukuoka e con la sua successiva evoluzione applicativa: l' Agricoltura Sinergica.
Lasciar fare alla terra, ovvero ripristinare la condizione ottimale che consenta alla terra stessa di autofertilizzarsi e di autoriseminarsi ci consente di ridurre al minimo il nostro sforzo pur ottenendo il massimo del risultato, senza pero' mai perdere di vista il grande rispetto che Madre Natura merita.
L' Agricoltura Sinergica consente a chiunque, armato del giusto spirito di osservazione, di ambire ad un grado di autosufficienza alimentare indispensabile per l'ottenimento della liberta', condizione indispensabile al raggiungimento della felicita'.
Fondata su principi di una semplicita' disarmante consiglia al contadino moderno di lasciar ferma la terra ovvero di non arare o vangare, di non concimare , di non comprimerla con il calpestio e di non tenerla mai scoperta ovvero di pacciamarla.
Attraverso l'apprendimento delle tecniche rivoluzionarie dell' Agricoltura Sinergica si intrapprende un viaggio meraviglioso, si riscopre l'importanza del rispetto per tutte le forme di vita dal microrganismo passando attraverso l'uomo fino all'Universo tutto; si impara la gioia dell'attesa, capendo di conseguenza che il piacere non sta nel risultato ma nel godimento di ogni singolo istante che ci separa ad esso.
Con l'orto, attraverso l'orto nasce cresce e matura la nostra consapevolezza.
Con l'orto, attraverso l'orto reimpariamo a toccare, annusare, gustare e di conseguenza a contemplare.
Con l'orto e attraverso l'orto noi e i vegetali dei quali ci nutriamo veniamo messi sullo stesso piano.
La sinergia presente nell'orto ci coinvolge, la sua eleganza ci ispira, la sua armonia e il suo equilibrio ci vengono trasmessi.
L'orto diviene cosi' parte della nostra vita, della nostra famiglia e come tale ci assomigliera', da noi, soprattutto inizialmente dipendera', ma proprio come un figlio pian piano acquistera' la sua autonomia, acquisira' la sua personalita' e..... inevitabilmente ci insegnera'.
L'uomo del ventunesimo secolo cosi' si trasforma, passa da essere contadino ad essere contemplatore, realizza pienamente il suo scopo  e.... magicamente riconquista il suo posto, subito sotto  Dio, la Natura, L'Uno  c'e' lui, l'uomo che con  la sua quotidiana vicinanza con la terra  non perde mai il contatto.