Spiegare
cosa significhi non fare, ovvero wu-wei, non e' cosa facile,
soprattutto perche' i concetti plurimillenari scaturiscono dalla pura
osservazione dei fenomeni, sono per cosi' dire intuitivi dunque non
concettuali.
Noi
occidentali invece siamo scientifici, tecnici, amiamo dare alle cose
un significato preciso ed immediato e soprattutto siamo abituati a
non elaborare, insomma amiamo la “pappa pronta” gia' masticata e
digerita da altri.
Non
troveremo mai un testo o un maestro che esaudisca pienamente le
nostre richieste a meno che non siamo disposti noi a lavorarci un po'
su in modo da capire “veramente” cio' che gli antichi
sintetizzavano con una semplice parola e che ai loro tempi e in quel
contesto era invece di facilissima comprensione.
La
prima volta che sentii parlare di wu-wei pensai ad una sorta di
apatia all“italiana”, una specie di pigrizia nell'agire che ci
spinge a lasciare che le cose vadano come devono andare. Mi
immaginavo sdraiata su di un amaca accettando cio' che si fosse
presentato e pronta a rinunciare ad ogni obiettivo allorche' si fosse
affacciato il primissimo ostacolo.
Questo
perche' quando sentiamo una parola, leghiamo subito ad essa un
concetto il piu' delle volte poco elastico: una parola una
definizione. Non fare significa per noi dunque non agire,
assolutamente, non procedere, IN NESSUN CASO.
Gli
orientali invece non si fossilizzano sui termini, la loro
comunicazione scritta si basa sugli ideogrammi, vere e proprie
raffigurazioni, che, come tali sono interpretative e contengono in
essi una miriade di significati tutti plausibili, tutti accettabili,
e incredibilmente tutti compatibili.
Procedendo
lungo il cammino di consapevolezza che la Macrobiotica ti costringe a
fare imparando a mangiare regolarmente riso integrale, ti inoltri
nella mentalita' orientale a tal punto da assimilarne il modello di
pensiero e capisci che semplice non vuol dire semplicistico, che la
verita' non e' in vendita al miglior offerente e' pero' altresi'
celata agli occhi dei piu', alla vista degli stolti....
Apprendi
che la legge dell'equilibrio vale nel piatto e si manifesta nella
maestria del cuoco alchimista ad abbinare cibi espansivi con cibi
contrattivi, ma conta anche nella vita . Si tratta della giusta via
di mezzo, la via del Buddha, li', in bilico tra privazione e
eccessivo permissivismo e ci conduce a capire che non-fare significa
non-forzare, non accanirsi, non infierire.
Si
tratta del sapiente dosarsi tra fare troppo e non fare nulla. Non si
parla anche in questo caso di un punto preciso, di un momento
facilmente identificabile, di un metodo infallibile e trasmissibile
che ci dà la soluzione, quella con la S maiuscola, ma di una nostra
personale e di conseguenza unica elaborazione sul singolo evento, di
una sensibilita' sottilissima che ci contraddistingue e ci rende
consapevoli del fluire e ci porta ad essere goccia “cosciente”
nel mare del fiume della vita.
Nessuno
puo' insegnarci questo, noi soli dobbiamo e possiamo essere maestri
di noi stessi e cosa piu' importante tutte le esperienze, nostre e
altrui, ci possono insegnare ma essendo l'esistenza un movimento
continuo dotato pero' dall'unicita' di ogni fenomeno, ci dobbiamo
mettere nella posizione di distinguere quando la nostra mano aiuta e
quando invece la nostra mano forza.
Anni fà Emanuela mi disse:"Ma come?! Applichi la Macrobiotica ai tuoi cavalli ma non sù te stesso??" Aveva ragione, lo facevo istintivamente, senza consapevolezza. Ora mi accorgo di aver spesso seguito la strada del wu-wei, ma anche questo senza premeditazione! La strada della consapevolezza per me è ancora lunga! :-)
RispondiEliminaanche per me lu, importante e' aumentare i minuti, le ore, i giorni, i mesi di PRESENZA. la consapevolezza non e' altro che questo.
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