domenica 2 settembre 2012

Il Non Fare Ovvero l'Arte della Calma


Spiegare cosa significhi non fare, ovvero wu-wei, non e' cosa facile, soprattutto perche' i concetti plurimillenari scaturiscono dalla pura osservazione dei fenomeni, sono per cosi' dire intuitivi dunque non concettuali.
Noi occidentali invece siamo scientifici, tecnici, amiamo dare alle cose un significato preciso ed immediato e soprattutto siamo abituati a non elaborare, insomma amiamo la “pappa pronta” gia' masticata e digerita da altri.
Non troveremo mai un testo o un maestro che esaudisca pienamente le nostre richieste a meno che non siamo disposti noi a lavorarci un po' su in modo da capire “veramente” cio' che gli antichi sintetizzavano con una semplice parola e che ai loro tempi e in quel contesto era invece di facilissima comprensione.
La prima volta che sentii parlare di wu-wei pensai ad una sorta di apatia all“italiana”, una specie di pigrizia nell'agire che ci spinge a lasciare che le cose vadano come devono andare. Mi immaginavo sdraiata su di un amaca accettando cio' che si fosse presentato e pronta a rinunciare ad ogni obiettivo allorche' si fosse affacciato il primissimo ostacolo.
Questo perche' quando sentiamo una parola, leghiamo subito ad essa un concetto il piu' delle volte poco elastico: una parola una definizione. Non fare significa per noi dunque non agire, assolutamente, non procedere, IN NESSUN CASO.
Gli orientali invece non si fossilizzano sui termini, la loro comunicazione scritta si basa sugli ideogrammi, vere e proprie raffigurazioni, che, come tali sono interpretative e contengono in essi una miriade di significati tutti plausibili, tutti accettabili, e incredibilmente tutti compatibili.
Procedendo lungo il cammino di consapevolezza che la Macrobiotica ti costringe a fare imparando a mangiare regolarmente riso integrale, ti inoltri nella mentalita' orientale a tal punto da assimilarne il modello di pensiero e capisci che semplice non vuol dire semplicistico, che la verita' non e' in vendita al miglior offerente e' pero' altresi' celata agli occhi dei piu', alla vista degli stolti....
Apprendi che la legge dell'equilibrio vale nel piatto e si manifesta nella maestria del cuoco alchimista ad abbinare cibi espansivi con cibi contrattivi, ma conta anche nella vita . Si tratta della giusta via di mezzo, la via del Buddha, li', in bilico tra privazione e eccessivo permissivismo e ci conduce a capire che non-fare significa non-forzare, non accanirsi, non infierire.
Si tratta del sapiente dosarsi tra fare troppo e non fare nulla. Non si parla anche in questo caso di un punto preciso, di un momento facilmente identificabile, di un metodo infallibile e trasmissibile che ci dà la soluzione, quella con la S maiuscola, ma di una nostra personale e di conseguenza unica elaborazione sul singolo evento, di una sensibilita' sottilissima che ci contraddistingue e ci rende consapevoli del fluire e ci porta ad essere goccia “cosciente” nel mare del fiume della vita.
Nessuno puo' insegnarci questo, noi soli dobbiamo e possiamo essere maestri di noi stessi e cosa piu' importante tutte le esperienze, nostre e altrui, ci possono insegnare ma essendo l'esistenza un movimento continuo dotato pero' dall'unicita' di ogni fenomeno, ci dobbiamo mettere nella posizione di distinguere quando la nostra mano aiuta e quando invece la nostra mano forza.
Semplice appunto, ma non semplicistico.

2 commenti:

  1. Anni fà Emanuela mi disse:"Ma come?! Applichi la Macrobiotica ai tuoi cavalli ma non sù te stesso??" Aveva ragione, lo facevo istintivamente, senza consapevolezza. Ora mi accorgo di aver spesso seguito la strada del wu-wei, ma anche questo senza premeditazione! La strada della consapevolezza per me è ancora lunga! :-)

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  2. anche per me lu, importante e' aumentare i minuti, le ore, i giorni, i mesi di PRESENZA. la consapevolezza non e' altro che questo.

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