venerdì 21 dicembre 2012

La Quantita' Modifica la Qualita'


Quando e come la quantita' modifica la qualita'?
La risposta alla nostra prima domanda e', sempre.
In ogni occasione e per qualsiasi alimento, funzione, situazione, la quantita' va a modificare la qualita'.
Resta solo da determinare il come. Nel campo degli alimenti per esempio, un cibo estremamente equilibrato e saziante come il cereale integrale, se assunto in dosi eccessive appesantisce la nostra digestione, alzando l'indice glicemico e provocando difficolta' di evacuazione.
Cosi' avviene per l'acqua, dissetante e diluente nelle sue dosi ottimali, quanto gonfiante, dilavante  o affaticante se superati i quantitativi.
E che dire del sale, ottimo integratore, antibiotico naturale ed esaltatore del sapore dei cibi che lo contengono, ma, se abusato, ipertensivo, ammazza gusto e contrattivo in maniera tale da impedire il buon funzionamento di organi quali i reni e lo stomaco.
Infine prendiamo pure in esame anche la frutta, rilassante, preziosamente rinfrescante nei giorni della calura estiva, fondamentale apporto di acqua zuccherina, ricca di minerali indispensabili per il buon funzionamento del nostro corpo, ma che, a seguito di un uso improprio, puo' trasformarsi in un grande agente flemmatico, inducendoci a picchi glicemici, fino a provocare fastidiosi disturbi sia alla vescica (cistiti) che all'intestino (fermentazioni).
Questo elenco potrebbe essere lungo sette volte sette e in tal caso si prenderebbero in  esame tutti i cibi che apparecchiano le nostre tavole, siano essi vegetali, animali o chimici.
Ma essendo gia' chiaro il meccanismo, possiamo fare lo stesso ragionamento per il mondo delle relazioni o quello del vivere, capendo bene che il discorso quantitativo diviene indispensabile per ogni considerazione che coinvolga la nostra esistenza.
Cosi' anche l'attivita' sia essa retribuita o no, punto focale della nostra giornata, ottimo riscaldante se praticata d'inverno, facilitatrice nell'eliminazione delle tossine metaboliche, nonche' determinante nel conseguimento dei nostri obiettivi, si tramuta in ossessione cieca, grandissima fonte di fattori yanghizzanti, nonche' produttrice di acidi conseguenti allo sforzo eccessivo della sua pratica.
Per ultimo, l'amore. Si, proprio quella forza intensa che ci avvolge e nobilita, mettendoci al  centro del mondo, anche l'amore se abbondamente espresso,  volge in prigionia per chi lo subisce e ossessione per chi lo esercita, per contro se scarsamente manifestato diviene portatore di serilita' ed egoismo.
Una cara amica rivolgendosi alla madre eccessivamente amorevole la prego' di "amarla meno".
Questa frase rivelatami all'eta' di 18 anni mi illumino' letteralmente, dandomi un primo assaggio del come il troppo "stroppia".
Qual'e' la giusta quantita'?
Credo di poter affermare con assoluta certezza che non si possa quantificare la quantita' ottimale a prescindere, o meglio per ognuno di noi esiste una quantita' precisa in relazione al nostro essere, al nostro ambiente, al nostro trascorso, alle nostre prospettive. Insomma, in questo caso, come in molti altri casi, la soggettivita' la fa da padrona.

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